I NIBELUNGHI


Pagina 96
1-10- 20-30- 40-50- 60-70- 80-90- 100-110- 120-130- 140-150- 160-170- 180-190

[Indice]

     La dolce regina gridò con voce di lamento:
     «Oh, sciagura a me, oh dolore! No, no, il tuo scudo non è colpito da spade. Fosti ucciso a tradimento. Se conoscessi l'assassino lo perseguiterei sino alla morte».
     Tutte le persone del suo seguito gridavano e piangevano con la loro cara signora; fortemente li addolorava la vista del loro nobile signore e re, che era perduto. Hagen aveva vendicato ben crudelmente l'offesa di Brunilde.
     Allora l'infelice parlò:
     «Vada uno in fretta a risvegliarmi gli uomini di Siegfried, e dica anche a Siegmund la mia sventura, perchè egli venga con me a piangere il valoroso Siegfried».
     Corse un messo in tutta fretta al luogo dove riposavano i guerrieri di Siegfried del paese dei Nibelunghi. Con la triste notizia egli tolse loro ogni gioia. Essi non volevano crederlo, finchè non udirono i pianti. Il messo andò pure nella stanza del re. Siegmund, il signore, non dormiva, come se il cuore glielo dicesse ciò che era accaduto, e che non doveva più rivedere vivo il suo caro figlio.

     «Svegliatevi, re Siegmund. Crimilde, la mia signora, mi comanda di venire da voi per dirvi che le è accaduta una sciagura, la quale l'ha colpita nel cuore, più di qualunque sciagura. Piangerete anche voi con essa, perchè ne siete colpito anche voi».
     Si rizzò sul letto Siegmund e disse:
     «Qual è la sciagura successa a Crimilde?».
     Il messo rispose piangendo:
     «Non posso tacerlo. L'ardito Siegfried del Niederland giace morto, ucciso».
     Il re Siegmund disse:
     «Lascia lo scherzo, te lo ordino, e non ripetere più questa spaventosa notizia; nessuno dica che mio figlio è stato assassinato, perchè non potrei consolarmene più fino alla mia morte».


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]