La dolce regina gridò con voce di lamento:
«Oh, sciagura a me, oh dolore! No, no, il tuo scudo non è colpito da spade. Fosti ucciso a tradimento. Se conoscessi l'assassino lo perseguiterei sino alla morte».
Tutte le persone del suo seguito gridavano e piangevano con la loro cara signora; fortemente li addolorava la vista del loro nobile signore e re, che era perduto. Hagen aveva vendicato ben crudelmente l'offesa di Brunilde.
Allora l'infelice parlò:
«Vada uno in fretta a risvegliarmi gli uomini di Siegfried, e dica anche a Siegmund la mia sventura, perchè egli venga con me a piangere il valoroso Siegfried».
Corse un messo in tutta fretta al luogo dove riposavano i guerrieri di Siegfried del paese dei Nibelunghi. Con la triste notizia egli tolse loro ogni gioia. Essi non volevano crederlo, finchè non udirono i pianti. Il messo andò pure nella stanza del re. Siegmund, il signore, non dormiva, come se il cuore glielo dicesse ciò che era accaduto, e che non doveva più rivedere vivo il suo caro figlio.
«Svegliatevi, re Siegmund. Crimilde, la mia signora, mi comanda di venire da voi per dirvi che le è accaduta una sciagura, la quale l'ha colpita nel cuore, più di qualunque sciagura. Piangerete anche voi con essa, perchè ne siete colpito anche voi».
Si rizzò sul letto Siegmund e disse:
«Qual è la sciagura successa a Crimilde?».
Il messo rispose piangendo:
«Non posso tacerlo. L'ardito Siegfried del Niederland giace morto, ucciso».
Il re Siegmund disse:
«Lascia lo scherzo, te lo ordino, e non ripetere più questa spaventosa notizia; nessuno dica che mio figlio è stato assassinato, perchè non potrei consolarmene più fino alla mia morte».
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