I NIBELUNGHI


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     Quando Crimilde li vide armati, provò una nuova amarezza.
     Per quanto grande fosse il suo dolore, la sua angoscia, ella temeva che i prodi Nibelunghi potessero essere uccisi dalle genti dei suoi fratelli; perciò li consigliò, li ammonì affettuosamente, come usa l'amico con gli amici.
     La dolorosa disse:
     «Signore re Siegmund, che volete voi fare? Voi non sapete certo quanti uomini valorosi ha il re Gunther. Vi perdete tutti se assalite tali guerrieri».
     Coi loro scudi solidamente legati al braccio, essi anelavano alla pugna. La nobile figlia di re pregò e comandò di astenersene. Era un forte dolore per lei il vedere che non volevano ubbidire.
     Ella disse:
     «Signore re Siegmund, sospendete questo progetto sino a tempo opportuno; allora io vi aiuterò a vendicare mio marito. Quando mi sarà provato chi me l'ha tolto, costui la pagherà cara.

     «Qui sulle rive del Reno sono troppi e forti, e perciò devo sconsigliarvi dalla lotta. Sarebbero trenta contro uno. Dio renda loro a usura il male che mi hanno fatto. Rimanete qui dunque e soffriamo insieme questo dolore, finchè farà giorno, o eroi. E allora mi aiuterete a seppellire il mio caro marito».
     I guerrieri risposero:
     «Sarà fatto come tu chiedi, amata signora».
     Nessuno potrebbe arrivare a dirvi quanti fossero i lamenti delle donne e dei cavalieri. I loro gemiti giunsero fino alla città, e allora molti nobili cittadini accorsero in fretta.
     Essi piansero con gli stranieri, perchè era anche per essi un grande dolore. Essi non sapevano perchè e per mano di chi il nobile Siegfried avesse perduto la vita.


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