Quando fu seppellito il nobile cavaliere, fu un dolore senza limiti fra i guerrieri che erano venuti con lui dal paese dei Nibelunghi.
Siegmund non fu più veduto lieto.
Ve n'erano molti che per tre giorni non avevano mangiato nè bevuto dal grande dolore.
Poi non poterono più oltre resistere, e mangiando si calmò la loro pena.
Crimilde rimase priva di sensi, senza dar segno di vita il giorno e la notte, fino al mattino seguente. Qualunque cosa le dicessero, essa non capiva più nulla.
Il re Siegmund giaceva in preda alla stessa disperazione. A stento si fecero riprendere i sensi al vecchio re. Le sue forze erano esaurite dal grande dolore, e non fa meraviglia.
I suoi uomini gli dissero:
«Signore, torniamo al nostro paese; qui non possiamo più rimanere».
DICIOTTESIMA AVVENTURA
Come Siegmund partì e Crimilde rimase.
Il suocero di Crimilde andò a trovarla e le disse
«Torniamo al nostro paese. Qui sul Reno non siamo ospiti graditi, mi pare. Crimilde, signora diletta, seguiteci nel mio paese.
«Voi non dovrete portare la pena perchè ci hanno privati in questo paese del vostro nobile sposo, con malvagio tradimento: io vi sarò affezionato, per amore di Siegfried e del suo nobile figliuolo.
«Voi continuerete a comandare con tutta quella autorità che Siegfried, il valente guerriero, vi ha concessa. Il regno e la corona anche sono a vostra disposizione, e tutti i vassalli di Siegfried vi obbediranno».
Allora fu detto ai servi:
«Prima di notte partiremo».
E tutti corsero in cerca dei cavalli: era una pena dimorare ancora presso gli odiati nemici.
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