I NIBELUNGHI


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     Le donne e le fanciulle prepararono le vesti per il viaggio.
     Mentre re Siegmund già era pronto a partire, la madre di Crimilde cominciò molto a pregarla di rimanere ancora presso i parenti.
     La dolorosa rispose:
     «Sarebbe molto difficile. Come potrei io avere sotto gli occhi colui dal quale io, povera donna, ho ricevuto tanto male?».
     Disse allora il giovane Giselher:
     «Cara sorella mia, per amore di nostra madre, rimani qui presso di lei. Tu non hai alcun bisogno di coloro che ti desolarono il cuore e turbarono l'animo; tu vivrai del mio».
     Ella rispose al cavaliere:
     «Come potrebbe essere ciò? Morrei di dolore, se vedessi Hagen».
     «Io te ne preserverò, diletta sorella mia. Tu rimarrai qui presso il tuo fratello Giselher. Io cercherò di consolarti della morte di tuo marito».

     L'abbandonata da Dio rispose:
     «Crimilde ne avrebbe molto bisogno».
     Poichè il giovane aveva parlato così, anche Ute e Gernot e tutti i suoi fedeli amici incominciarono a supplicarla di rimanere, poichè ella aveva scarsa parentela fra gli uomini di Siegfried.
     «Essi vi sono tutti stranieri», disse Gernot. «nessuno vive, per quanto forte egli sia, che non debba un giorno soccombere alla morte. Pensate a ciò, cara sorella, e confortate l'animo vostro. Rimanete presso i vostri amici, ve ne troverete davvero bene».
     Allora ella promise al fratello che sarebbe rimasta nel paese.
     Si condussero i cavalli degli uomini di Siegmund che volevano ritornare al paese dei Nibelunghi, e vi si caricarono le armi e le vesti dei cavalieri.
     Allora re Siegmund andò dalle donne e disse:


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