I NIBELUNGHI


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     «Maledizione a questa corte abbominevole», disse il venerando re. «Certo mai più non saranno offerti simili trattenimenti a un re e al suo seguito. Mai più non ci vedranno qui tra i Burgundi».
     I guerrieri di Siegfried dissero apertamente:
     «Faremo forse un'altra volta il viaggio verso questo paese, se potremo scoprire chi è colui che ha assassinato Siegfried. Colui troverà tra gli uomini di Siegfried tanti nemici mortali».
     Egli baciò e abbracciò Crimilde, e dovendola lasciare lì disse con voce lamentevole:
     «Ora ritorniamo al paese nostro senza più nessuna gioia: appena ora misuro tutta la mia sventura».
     Essi partirono senza alcuna scorta da Worms sul Reno. Erano ben persuasi che se fossero stati assaliti da nemici l'ardita mano dei Nibelunghi li avrebbe difesi.

     Non presero commiato da alcuno. Allora si videro Gernot e Giselher avanzarsi affettuosamente verso il re; ai guerrieri faceva pena il loro dolore e glielo mostrarono quei generosi.
     Il principe Gernot parlò cortesemente:
     «Dio nel cielo lo sa che io sono innocente della morte di Siegfried; mai non udii dire che qui egli avesse dei nemici; io lo piango sinceramente».
     Il giovane Giselher gli fu buona scorta. Egli accompagnò senza ostacoli il re e i suoi guerrieri fino al Niederland.
     Come furono pochi là i congiunti che si ritrovarono contenti! Ciò che avvenne poi non so dirvelo.
     A Worms si sentivano sempre i gemiti di Crimilde, che era in preda a un dolore che nessuno poteva consolare, tranne Giselher, che le era buono e fedele, e unico fratello.


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