Ma Hagen era fermo nella sua idea:
«Lo riconosco, è vero. Ma, se ella sposa Attila e va nel suo regno, ella ci procurerà molte pene».
Gernot allora disse:
«Facciamo così. Fino alla morte dei due, nessuno di noi si recherà mai nel paese di Attila»
E Hagen ancora:
«Se la nobile Crimilde porterà la corona di Helke, ella ci procurerà tutto il male che le sarà possibile. Dovreste rinunziare a questa idea, cavalieri».
Giselher allora proruppe adirato:
«Qualunque cosa diciate, Hagen, io le manterrò la mia fede, e mi rallegrerò di ogni suo onore».
L'animo di Hagen ne fu rattristato, ma i tre fratelli si posero d'accordo che, se Crimilde accettava, non si sarebbero opposti. Il margravio Gere si offrì di portare a Crimilde la novella. Fu accolto da lei con benevolenza, ma ella rispose:
«Non vi fate gioco di me, misera. Che potrei io dare a un uomo, che ebbe l'amore sincero di una buona moglie?».
Gernot e Giselher vennero anch'essi e tentarono di farle coraggio e di persuaderla. Ma invano. Allora i cavalieri le dissero:
«Se non volete cedere, almeno ricevete voi stessa l'ambasciatore».
La regina rispose:
«Riceverò volentieri il buono e cortese Rüdiger».
Disse:
«Domattina presto mandate il cavaliere nei miei appartamenti. Gli comunicherò io stessa la mia decisione».
Il nobile Rüdiger non desiderava di meglio che vedere la superba regina; sapeva che era saggia, e forse gli sarebbe riuscito di convincerla alle nozze.
Il giorno appresso, dopo l'uscita da la messa,
giunsero i messaggeri. Ci fu allora una gran ressa
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