di guerrier che di andare a corte aveano invito.
Si ammirò allor più d'uno assai magnifico vestito.
Crimilde, immersa in cupi dolorosi pensieri,
aspettava l'arrivo dei nobili stranieri.
Rüdiger la trovò in veste assai dimessa;
le dame erano sfarzose più che la regina stessa.
Ella andò ad incontrarlo fin su la porta, e accolto
il messaggero d'Attila fu con benigno volto.
Egli entrò dodicesimo dei ricchi cavalieri.
Mai si videro nel mondo più nobili messaggeri.
Furono allor pregati di seder tutti quanti,
i due margravi stavano a la regina innanti.
Eckewart e Gere, da l'imponente aspetto.
Tacevan tutti e stavano in atto di gran rispetto.
Molte belle fanciulle là seder furon viste,
ma Crimilde si stava con volto scuro e triste.
La sua veste dinanzi era molle di pianto.
Il nobile margravio si avvide tosto di tanto.
Egli parlò con molto rispetto: «Concedete,
nobile principessa, a me e a quanti vedete
che dal lontan paese qui facemmo passaggio
che vi esponiamo il vero scopo del nostro viaggio».
Replicò la regina: «Vi udirò ben volentieri,
parlate francamente, nobili cavalieri,
voi siete messaggero valente, ed io vi ascolto».
Ma si avvidero tutti che contrario era il suo volto.
Allora Rüdiger parlò molto abilmente:
«Signora, a voi mi manda Attila, il re possente,
per offrirvi la fede e l'amor suo. A tal fine
noi venimmo, signora, da sì lontano confine.
«Egli v'offre un amore sincero ed una piena
felicità di vita ricca dolce e serena.
Porterete sul capo quella stessa corona
che già cinse la fronte di Helke la regina buona».
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