Lo stesso fece Gotelinde con gli stranieri, a tutti donò oggetti preziosi o vesti. Quando, dopo il pranzo, si dovette ripartire, Crimilde fece molte carezze alla figlia di Rüdiger. Questa le disse:
«Se vi parrà bene e se mio padre sarà contento, verrò da voi nel paese degli Unni».
I cavalli erano sellati. Molti furono gli addii; coppe d'oro piene di vino furono recate ai partenti. Un oste, di nome Astoldo, indicò loro la strada verso l'Austria, sopra Mauthausen, sul Danubio. Il vescovo Pilgrin si separò affettuosamente dalla nipote, le diede buoni consigli, e le raccomandò di comportarsi come aveva fatto la regina Helke.
I viaggiatori giunsero a una fortezza chiamata Traisenmauer, che una volta era stata abitata da Helke, e là si fermarono per quattro giorni.
VENTIDUESIMA AVVENTURA
Come Crimilde fu ricevuta dagli Unni.
Al re Attila fu recata la notizia dell'arrivo di Crimilde; allora gli passò l'antica pena e mosse a incontrare l'amata.
Su tutte le strade del regno si vedevano passare cavalieri cristiani e pagani; ve n'erano di russi e di greci, di polacchi e di valacchi sui veloci cavalli, ciascuno nel costume del proprio paese.
Frattanto Crimilde era giunta a una città dell'Austria, sul Danubio, chiamata Tullia. Là vide costumi stranieri, che non aveva mai conosciuto. E fu ricevuta da persone alle quali ella doveva poi far molto male.
Dinanzi a re Attila cavalcava un corteo allegro, magnifico, ben abbigliato; erano ventiquattro splendidi e potenti principi, che non desideravano altro che di vedere la loro regina. Ramung, il duca della Valacchia con settecento uomini; correvano come volanti uccelli; il principe Gibeke, con la sua schiera; Hornborg, il veloce, con mille uomini; l'ardito Hawart di Danimarca, Iring e Irnfried, e Blodel, il fratello di re Attila, e altri ancora; infine Attila stesso col signore Teoderico e tutti gli eroi.
|