I NIBELUNGHI


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     «Sono triste di non vederli mai qui nel vostro paese; tutti crederanno che io non abbia nessuno al mondo». Disse re Attila:
     «Se non fosse tanto lontano li manderei a invitare».
     Ella, tutta contenta, disse:
     «Mandate qualche messaggero a Worms perchè i miei fratelli e i loro amici vengano in questo paese».
     Attila disse:
     «Se a voi piace manderò nel paese dei Burgundi i miei suonatori di violino».
     Questi furono chiamati alla presenza dei sovrani. Il re disse loro che dovevano recarsi come suoi messi nel paese dei Burgundi, e fece preparare loro magnifiche vesti. I due suonatori erano Schwemmel e Werbel.
     Il re disse loro:
     «Dite ai miei amici di venire in questo paese, per amor mio, a una festa di corte; l'amicizia dei miei cognati mi è molto cara».
     E il superbo Schwemmel domandò:

     «E quando dovrebbero essere qui i vostri ospiti?».
     Disse il re:
     «Nei giorni del prossimo solstizio».

     «Faremo», disse Werbel, «quello che piace a voi».
     Crimilde allor li fece venire entro dei suoi
     privati appartamenti, e così la regina
     di molti illustri eroi là decise la rovina.

     «Voi», disse ella, «signori, gran premio meritate
     se, come io vi comando, l'imbasciata recate.
     Se voi riferirete quel ch'io vi dico, esatto,
     ricco dono di vesti e denaro sarà fatto

     «a ciascuno di voi. Agli amici e parenti
     mai direte aver visto i miei occhi piangenti,
     sempre serena e lieta voi mi avrete veduto.
     E recate agli eroi il mio fervido saluto.

     «E pregateli molto che accettino l'invito
     che lor manda di cuore il mio nobil marito.
     Par agli Unni ch'io sia da tutti abbandonata.


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