I NIBELUNGHI


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     L'ardito guerriero pose piede a terra sulla spiaggia, e legò prestamente il suo cavallo a un albero.
     Il flutto era straripato e tutte le barche erano state nascoste. I Nibelunghi allora erano in grande pensiero di come fare la traversata: l'acqua era troppo larga.
     Molti superbi cavalieri posero allora piede a terra.
     «Principe del Reno», disse Hagen, «qui stanno per accadere gravi cose, vedilo tu stesso. Il fiume è straripato, la corrente è troppo forte. Temo che oggi perderemo più di un buon guerriero».
     «Hagen, che mi venite a dire?», disse il superbo Gunther, «per cortesia, non venite a spaventarci ancora di più. Cercate piuttosto il guado per giungere alla riva e portarvi sani e salvi i bagagli e i cavalli».
     «Non sono», disse Hagen, «ancora tanto stanco della vita da voler annegarmi in questo largo fiume. Prima han da perdere per mano mia la vita molti uomini nel paese di Attila, ne ho una gran voglia.

     «Rimanete qui sulla spiaggia., nobili e buoni cavalieri; andrò io a cercare i barcaiuoli che ci tragitteranno».
     E Hagen prese con sè il suo forte scudo.
     Era bene armato. Oltre allo scudo portava solidamente assicurato il suo elmo lucente. Sulla corazza aveva una larga spada, che dalle due parti tagliava terribilmente.

     Cercava da ogni parte un barcaiolo, quando
     sentì un fruscio ne l'acqua. Ei ristette ascoltando;
     erano bianche donne che a una fresca sorgente
     rinfrescavano nel bagno il loro corpo fiorente.

     Ei s'accostò pian piano, per non farsi vedere,
     ma subito le donne scorsero il cavaliere,


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