e fuggiron lontano. Egli soltanto prese
le loro vesti; punto non volea far loro altre offese.
Una allor de le ondine, Adburga era chiamata,
disse: «Nobile Hagen, vi direm se l'andata
vostra al paese d'Attila avrà eventi funesti
o lieti, sol che renderci vogliate le nostre vesti».
Come uccelli volavano le donne sopra i flutti.
Ei pensò che sapevano certo il destin di tutti,
e che soltanto il vero gli avrebbero risposto.
Cominciò a interrogarle, e quella gli disse tosto:
«Cavaliere, potete partir senza sospetto,
un felice viaggio in mia fè vi prometto.
Mai con più onori e feste si videro gli eroi
trattati, come a corte d'Attila sarete voi».
Di questa profezia Hagen fu assai contento,
e a lor le belle vesti ridiede sul momento.
Ma, appena dei lor veli superbi fur vestite,
parole ben diverse furono da lui udite.
Così gli disse allora Sieglinde, l'altra ondina:
«Per riavere le vesti ti ingannò mia cugina.
Hagen, figlio di Aldriano, io ti voglio avvertire:
nel paese di Attila andate tutti a perire.
Tornate dunque andietro, ne siete a tempo ancora,
nobili cavalieri, chè la vostra dimora
nel paese degli Unni vi diverrà funesta.
Per chi parte è la morte. Altra sorte non gli resta».
Hagen rispose: «Invano voi tentate ingannarmi.
No, no, com'è possibile che tanta gente in armi
perisca, pel rancore d'una sola persona?».
Allora ella gli disse la novella punto buona:
«Nessun di voi, sappiate, ritornerà sul Reno,
questo è il destino vostro se partirete; meno
il vostro cappellano. Di voi tutti egli solo
sano e salvo potrà rivedere il patrio suolo».
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