La giovanetta prese per mano Giselher, il giovane principe burgundo, e sua madre fece lo stesso con Gunther; Rüdiger accompagnò Gernot. Entrarono in un'ampia sala, dove sedettero tutti, donne e cavalieri, e fu offerto un ottimo vino agli ospiti. Più d'uno guardava con teneri occhi la bella figliuola di Rüdiger. Quindi i cavalieri e le dame passarono in altre stanze, mentre nella sala venivano disposte le mense.
La nobile margravia si sedette a tavola per amore degli ospiti, la figliuola rimase con le donzelle, secondo il costume.
Ma agli ospiti spiacque di non vederla più.
Quando ebbero mangiato e bevuto, la bella fu ricondotta nella sala. Non mancarono piacevoli discorsi.
Disse Volker, il suonatore:
«Signor margravio, Dio vi ha riempito di ogni sua grazia. Vi ha dato una bella moglie, una piacevole vita. Se io fossi un re e portassi corona, prenderei in moglie la vostra bella figliuola».
Rispose Rüdiger:
«Come potrebbe un re desiderare mia figlia? Siamo qui stranieri, io e mia moglie, e non possediamo nulla». Hagen allora disse:
«Il mio signore Giselher deve prendere moglie. Vostra figlia è di così alto lignaggio che io e tutti i vassalli la serviremmo volentieri, se volesse portar corona nel paese dei Burgundi».
Questo discorso piacque al margravio e a sua moglie. E così furono scambiate le promesse tra Giselher e la giovinetta.
E il margravio Rüdiger disse:
«Nobili re, quando farete ritorno al vostro paese vi consegnerò la fanciulla». Così rimasero d'accordo.
Quattro giorni stettero gli ospiti con Rüdiger. Infine dovettero partire. Il margravio fece loro molti doni; a Giselher aveva dato la figlia, a Gernot diede una buona spada, a Gunther una corazza.
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