I NIBELUNGHI


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     Gotelinde chiese a Hagen quale dono egli desiderasse.
     Hagen rispose:
     «Non desidero altro che lo scudo che vedo pendere da quella parete; vorrei portarlo con me al paese degli Unni».
     Gli fu dato lo scudo, e pure a Dankwart furono offerti regali. E pensare che più tardi sarebbero tutti nemici di Rüdiger e lo avrebbero ucciso!
     Volker, il menestrello, prese congedo dalla margravia suonando il suo violino e cantandole una sua canzone, e ella gli donò dodici fibbie d'oro. Poi Rüdiger, con cinquecento dei suoi uomini, volle accompagnare i suoi ospiti fino alla corte di Attila. Nessuno di loro fece più ritorno a Bechlar.
     Presero tenero congedo dalle donne, e tutte le finestre si aprirono quando il margravio partì con i suoi. Quanto piangeranno gli amici che non vedranno mai più Bechlar! Quante donne e fanciulle!

     Quando furono nella valle del Danubio, Rüdiger spedì un messo a re Attila per avvertirlo dell'arrivo dei re. Attila ne fu molto contento e disse a Crimilde:
     «Ricevili bene, moglie mia, ora che vengono i tuoi cari fratelli».
     Ma ella segretamente pensava:
     «Questa festa di corte mi darà il mezzo di vendicarmi di colui, che mi ha rubato tutta la mia gioia».


     VENTOTTESIMA AVVENTURA

     Come Crimilde accolse Hagen.

     Quando i Burgundi giunsero al paese, lo seppe il vecchio Ildebrando di Verona, e lo disse al suo signore. Teoderico ne fu spiacente. Egli gli disse di ricevere bene quei cavalieri valenti e il loro seguito.
     Allora il forte Wolfhart fece condurre i cavalli, e parecchi arditi guerrieri s'avviarono con Teoderico nella pianura, per salutare gli ospiti, i quali avevano là innalzato magnifiche tende. Quando Hagen di Tronje li vide venire da lontano, disse cortesemente ai suoi signori:


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