I NIBELUNGHI


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     Allora i tre principi possenti, Gunther, Gernot e Teoderico, si misero a parlare fra di loro.
     «Ora diteci, buono e nobile cavaliere di Verona, quello che sapete delle disposizioni di Crimilde».
     Disse il sire di Verona:
     «Che posso dirvi di più? Tutte le mattine sento la moglie di Attila lamentarsi e piangere e lagnarsi con Dio della morte del forte Siegfried».
     Volker, l'ardito, disse:
     «Oramai non possiamo più evitare quello che ci minaccia. Andiamo alla corte e vediamo che cosa può accadere, a noi pronti guerrieri da parte degli Unni».
     Gli arditi Burgundi si avviarono a cavallo verso la corte. Essi si avanzarono orgogliosamente, secondo l'uso del loro paese.
     I guerrieri degli Unni erano curiosi di osservare Hagen di Tronje.
     Si sapeva da tutti nel paese che egli aveva ucciso Siegfried del Niederland, il forte cavaliere, il marito di Crimilde, perciò tutti, a corte, domandavano sul conto di Hagen. Certo l'eroe era grande, non c'è che dire, largo di spalle e di petto; i suoi capelli erano brizzolati; aveva le gambe lunghe, era spaventevole di aspetto; il portamento era signorile.

     Si prepararono gli alloggiamenti per i guerrieri burgundi. Il seguito di Gunther fu separato da lui. Era stato questo un consiglio della regina, che gli portava un odio mortale. Perciò più tardi gli scudieri del re furono uccisi nei loro alloggiamenti.
     Dankwart, il fratello di Hagen, era il loro maresciallo. Il re gli raccomandò premurosamente il suo seguito, che avesse cibi a profusione. L'ardito guerriero lo fece bene e volentieri.


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