«Perchè rimanete qua? Recatevi a corte e domandate al re le sue intenzioni».
Allora Teoderico di Verona prese per mano Gunther della Burgundia; Infried prese Gernot, e Giselher andò col suo suocero. Hagen e Volker rimasero insieme, e tali resteranno anche nel combattimento fino alla morte.
Si recarono a corte; i re erano seguiti da mille ardite spade, e più di sessanta cavalieri, che Hagen aveva condotto con sè.
Quando il re del Reno entrò nel palazzo, Attila non indugiò un istante; balzò dal suo seggio, quando lo vide venire e lo salutò del suo più bel saluto.
«Benvenuto a me, signore Gunther, e anche il signore Gernot, e vostro fratello Giselher, che io invitai da Worms sul Reno, e tutti i vostri guerrieri mi sono benvenuti. Anche a voi do il benvenuto, a voi cavalieri, Volker e Hagen, anche da parte della mia donna, che vi ha mandato tante imbasciate sul Reno».
Poi il re prese per mano i cari ospiti e li menò a sedere. Furono serviti loro, in ampie coppe d'oro, cibi e bevande, e il re tornò a chiamarli benvenuti e disse che anche la pena della regina era finita con la loro visita.
Erano giunti alla corte del ricco Attila la sera del solstizio, e mai un re non trattò più generosamente i propri ospiti. Da mangiare e bere ebbero in abbondanza e tutto ciò che potevano desiderare. Il potente Attila aveva fatto costruire un vasto edifizio, che gli era costato molto. C'erano palazzi e torri e innumerevoli stanze, e una magnifica sala.
Questa era lunga, alta e ampia, perchè molti erano i cavalieri che lo andavano a visitare. Anche dodici ricchi re erano al suo seguito, e molti buoni guerrieri. Così viveva egli in giubilo tra amici e servi.
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