I NIBELUNGHI


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     «È un tormento terribile. Questo orribile calore mi dà una sete peggiore della morte».
     Allora Hagen di Tronje disse:
     «Nobili cavalieri, se volete dissetarvi, bevete del sangue. Con questo calore il sangue è migliore del vino; non c'è altro di meglio da bere qui».
     Uno dei cavalieri si accostò a un morto, gli si inginocchiò vicino, si sciolse l'elmo, attaccò la bocca a una ferita, e cominciò a bere il sangue che ne sgorgava. E benchè fosse una bevanda insolita gli parve squisita.
     «Dio vi ricompensi, signor Hagen», disse l'uomo estenuato, «di avermi dato questo consiglio. Raramente ho bevuto un vino migliore. Finchè rimango in vita ve ne sarò riconoscente».
     Gli altri che udirono fecero lo stesso; molti di loro bevettero sangue, e ristorarono così le loro forze, cosicchè più tardi molte altre belle donne ancora dovettero piangere i loro amici.

     Il fuoco cadeva su di essi nella sala. Per ripararsene si ricoprivano con gli scudi. Il fumo e il calore erano insopportabili.
     Disse Hagen di Tronje:
     «Mettetevi accanto alle pareti; non lasciate cadere i tizzoni sui legacci dei vostri elmi; spingeteli coi piedi dentro il sangue. A una cattiva festa ci ha invitati la regina!».
     Fra tali pene passò la notte. Ancora il suonatore montava la guardia davanti alla casa, col suo compagno Hagen.
     E il suonatore disse:
     «Andiamo nella sala, così gli Unni crederanno che siamo tutti morti nel supplizio che ci hanno dato, e potremo combatterli ancora quando verranno».
     E Giselher, il giovinetto, disse:
     «Mi pare che stia per far giorno, si leva un vento fresco. Dio voglia che possiamo vivere tempi migliori! Mia sorella Crimilde ci ha dato cattive nozze».


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