I NIBELUNGHI


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     «Questo grande disastro nessuno lo può riparare e, per quanto io desiderassi mettere pace, il re non comprende che il male si farà sempre più grave».
     Il buon Rüdiger mandò da Teoderico per tentare se potesse salvare i re, ma Teoderico gli mandò a dire:
     «Chi può impedirlo? Re Attila non vuol saperne di perdono».
     Un cavaliere unno vide Rüdiger stare con occhi piangenti e disse alla regina:
     «Vedete colui che avete innalzato sopra tutti gli altri, come rimane lì inoperoso. Si diceva che fosse più valoroso degli altri, ma in questo caso non lo ha dimostrato».
     Il fedele Rüdiger udì le parole dell'Unno e pensò:
     «Queste le sconterai. Hai parlato troppo ad alta voce a corte». Strinse il pugno, lo assalì e abbattè l'Unno al suolo con tanta forza che quello cadde morto.

     Rüdiger disse:
     «Vile malfattore, che t'importa se io non combattevo? Anch'io odierei gli ospiti, e farei loro tutto il male possibile, se non li avessi condotti io in questo paese. Perciò la mia mano non può combattere».
     Re Attila disse al margravio:
     «Bell'aiuto ci avete dato, nobilissimo Rüdiger! Avevamo già abbastanza dei morti in questo paese e non ne occorrevano più. La vostra mano lo colpì a torto».
     Anche Crimilde venne, la quale aveva veduto ciò che Rüdiger aveva fatto all'Unno. Ella lo rimproverò con occhi pieni di lagrime, e disse:
     «Meritavamo noi che accresceste la nostra pena? Voi, nobile Rüdiger, prometteste sempre che avreste arrischiato per noi l'onore e la vita. Io vi rammento la vostra fede, che mi avete giurato, di servirmi sino alla morte».


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