I NIBELUNGHI


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     Replicò Crimilde:
     «Nobilissimo Rüdiger, abbi pietà delle pene mie e di quelle del re, pensa che mai nessuno al mondo ebbe ospiti così cattivi».
     E il margravio disse alla regina:
     «Oggi Rüdiger pagherà con la vita ciò che voi e il re mi avete fatto di bene; devo morire, e non andrà molto. Raccomando alla grazia vostra mia moglie e mia figlia, e tutti quelli che sono esuli a Bechlar».
     «Dio ti ricompensi, Rüdiger, io spero che ritornerai salvo», dissero il re e la regina. Ma Rüdiger disse:
     «Ahimè, i miei amici! come mi duole di doverli assalire!».
     Se ne andò tristamente e comandò ai suoi uomini di armarsi. Il suonatore Volker lo vide e ne ebbe dolore. Quando poi Giselher vide il suo suocero con l'elmo sul capo disse pieno di gioia:
     «Benvenuti gli amici che abbiamo guadagnato durante il viaggio!».

     Ma già il margravio era davanti alla casa con lo scudo al piede e disse:
     «Valorosi Nibelunghi, ora difendetevi! Eravamo amici, ma ora disdico l'amicizia!».
     I Burgundi si spaventarono molto e Gunther disse:
     «Dio guardi che voi dimentichiate così la fede e l'amicizia; io confido che non lo farete mai».
     «Non posso fare altrimenti», disse Rüdiger; «così vuole la regina».
     Gunther replicò:
     «Dio vi ricompensi di tutto il bene che ci avete fatto, e sempre vi saremo grati, purchè ci lasciate vivere, me e i miei amici, nobile Rüdiger».
     «Come lo farei volentieri, se lo potessi!», disse Rüdiger, «ma l'odio della regina non me lo permette».
     Gernot disse:
     «Ricordatevi l'ospitalità che abbiamo goduto da voi, e ne godremo ancora se scampiamo vivi.»


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