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E pensò: se un giorno potrò rientrare in Napoli libero, non mi basta che sia un semplice medico; bisogna che diventi un grande specialista: voglio studiare e diventare uno dei primi oculisti del mondo. Oh quante volte l'ho visto vendere anche le sedie che aveva in casa, per comperare conigli e studiare su quelli le malattie degli occhi, tanto che una volta, che fui a trovarlo, dovetti sedermi sopra un tavolo, perché in quel giorno aveva vendute tutte le sedie. Nel 1860 Garibaldi entrò in Napoli, e il nostro Castorani lo seguì tra i primi e subito fu nominato professore di oculistica nella R. Università di Napoli. Lo ritrovai ricco, amato e rispettato da tutti. L'ultima volta, che lo rividi dopo il 1870, fu in un paesello degli Abruzzi, Alanno, ed a lui raccomandai due miei nipoti, Gaetano ed Alfredo, figli di mio fratello Francesco, che studiavano a mie spese in quell'Istituto agrario. Lo ritrovai lo stesso caro e modesto uomo di prima. La sua conversazione era semplice e piena di quell'amor di patria, vero e sentito, che molti vantano troppo ad alta voce, ma che non hanno". |