“Quel collegio, a' miei tempi, diretto da Mercadante, lasciava molto a desiderare: quando vi ritornai ne era a capo Lauro Rossi. Quelle sacre mura riassumevano allora i quattro Conservatorii di Napoli, che ci dettero, dal Sec. XVII in poi, tanti e tanti genii fino a quel giorno che il governo Francese li riunì in un solo Conservatorio".
“Meno male che Napoleone mandò Zingarelli, suo maestro favorito, e Crescentini; il primo come direttore della Pietà de' Turchini, il secondo come direttore del solo canto. L'amministrazione passata, onesta, caritatevole e libera, venne tutta cambiata, e, da quel momento, il Ministero della P. I. mise le mani su tutto e cominciò il primo gradino della discesa. Zingarelli comprese benissimo la sua missione: non scrivendo più per il teatro, andò ad abitare nel Collegio. Dall'alba fino a tarda notte la porta del suo appartamento era aperta a tutti gli alunni, che volevano istruirsi da lui. Dirigeva con le sacre tradizioni de' vecchi Conservatorii, essendone egli uno degli ultimi figli. Onesto, rispettabilissimo, incrollabile, poco gradiva i consigli del Ministero, specialmente per quanto si riferiva all'insegnamento musicale; così poté continuare le nobili ed antiche tradizioni dell'arte nostra in quel vivaio di genii.
Trattava amorosamente gli alunni come figli, e compose molti pezzi di sacro argomento a benefizio del Collegio. Racconterò un aneddoto dello Zingarelli per mostrare quanto quest'uomo amasse i discepoli suoi. Una sera del 1816, qual maestrino del Collegio musicale di Napoli, Bellini volle andare ad udire l'Otello di Rossini al teatro del Fondo. Ritornò nel Collegio tutto scoraggiato, e corse dal suo maestro per dichiarargli che, non potendo arrivare mai ad essere un Rossini, non voleva più comporre. Zingarelli gli rispose: 'Figlio mio, ricordati che hai presa una strada molto diversa: felice te se non la cambierai. Se Rossini è un gran brillante, tu hai sempre preferiti gli autori sentimentali: e quelle cantilene dolci, appassionate, che dapertutto mi fai sentire, mi mostrano chiaramente che la tua natura mesta, ben coltivata, ti farà salire a rinomanza. Non ti scoraggiare; avanti e percorri sempre la tua strada'. Queste parole son ora degne di ricordo, perché mostrano in Zingarelli l'intuito sicuro che profetava in Vincenzo Bellini uno de' più soavi ed appassionati operisti, che perfino Wagner onorava della più aperta lode".
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