Sofar di Naamat ti rimprovera d'essere un chiacchierone: ma nessuno di questi bravi amici ti presta uno scudo. Io non t'avrei trattato cosi'. Niente di piu' comune della gente che da' consigli, e niente di piu' raro di quella che t'aiuta. Vale proprio la pena di avere tre amici per non riceverne nemmeno una goccia di brodo quando si e' ammalati!
M'immagino che quando Dio ti ebbe restituito le tue ricchezze e la tua salute, quegli eloquenti personaggi non abbiano osato presentarsi a te: non per niente «gli amici di Giobbe» sono passati in proverbio. Dio fu assai malcontento di loro, e gli disse chiaro e tondo, nel capitolo XLII, che erano «noiosi e imprudenti», e li condanno' a un'ammenda di sette tori e di sette arieti per aver detto delle sciocchezze. Io li avrei condannati per non aver aiutato il loro amico.
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Ti prego di dirmi se e' vero che sei vissuto centoquarant'anni dopo quell'avventura. Sono felice di vedere che le persone perbene vivono a lungo; bisogna proprio che gli uomini d'oggi siano dei gran birbanti, tanto e' piu' breve la loro vita!
(Lettera di un malato alle acque di Aquisgrana)
Del resto, il libro di Giobbe e' uno dei piu' preziosi di tutti l'antichita'. e' evidente che questo libro e' di un arabo vissuto prima del tempo in cui collochiamo Mose'. Vi e' detto che Elifaz, uno degli interlocutori, e' di Teman, che e'
un'antica citta' dell'Arabia. Bildad era di Suez, altra citta' araba. Sofar era di Naamat, contrada ancor piu' orientale dell'Arabia.
Ma quel che e' piu' importante e che dimostra che questa favola non puo' essere di un ebreo, e' il fatto che vi si parla delle tre costellazioni che chiamiamo oggi l'Orsa, Orione e le Iadi. Gli ebrei non ebbero mai la minima cognizione dell'astronomia, non avevano nemmeno un termine per indicare questa scienza; e tutto quel che riguarda le arti della mente era loro sconosciuto, persino la parola «geometria».
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