I primi filosofi, caldei o egiziani che fossero, dissero: «Bisogna che ci sia in noi qualcosa che produce i nostri pensieri; questo quid deve essere molto sottile: un soffio, un fuoco, un etere, una quintessenza, un lieve simulacro, un'entelechia, un numero, un'armonia.» Infine, secondo il divino Platone, si tratterebbe di un composto dell'«identico» e del «diverso». «Sono degli atomi che pensano in noi,» disse Epicuro, seguendo Democrito. Ma, amico mio, come puo', un atomo, pensare? Confessa che non ne sai niente.
L'opinione cui senza dubbio dobbiamo attenerci e' che l'anima e' un ente immateriale; ma e' certo che non riusciremo a concepire cosa sia questo ente immateriale. «No,» rispondono i sapienti, «ma sappiamo che la sua natura e'
quella di pensare.» «E come lo sapete?» «Lo sappiamo perche' essa pensa.» O sapienti, temo che siate ignoranti quanto Epicuro! La natura di una pietra e' quella di cadere, perche' essa cade; ma io vi chiedo che cos'e' che la fa cadere.
«Noi sappiamo,» proseguono costoro. «che una pietra non ha anima.» Bravi, la penso come voi. «Sappiamo che una negazione e un'affermazione non sono divisibili, non sono parte della materia.» Sono anch'io del vostro parere. Ma la materia (che d'altronde ci e' ignota) possiede qualita' che non sono materiali, che non sono divisibili: per esempio, la gravitazione verso un centro, che Dio le ha dato. Ora questa gravitazione non ha parti, non e' divisibile. La forza motrice dei corpi non e' un ente composto di parti. La vegetazione dei corpi organici, la loro vita, i loro istinti non sono neanch'essi enti a parte, enti divisibili: non potete tagliare in due la vegetazione di una rosa, la vita di un cavallo, l'istinto di un cane, come del resto non potete certo dividere in due una sensazione, una negazione, un'affermazione. Il vostro bell'argomento, tratto dall'indivisibilita' del pensiero, non prova assolutamente niente. Cos'e' dunque che chiamate la vostra anima? Quale idea ne avete? La sola cosa che possiate ammettere in voi, senza rivelazione, e' un potere, a voi ignoto, di sentire, di pensare.
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