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In passato, chiunque possedesse un segreto in un'arte correva il rischio d'esser considerato uno stregone; ogni nuova setta era accusata di sgozzare i bambini nei suoi misteri; e qualsiasi filosofo non osservasse alla lettera il gergo delle scuole era accusato d'ateismo dai fanatici e dai cialtroni e condannato dagli sciocchi. Anassagora osa pretendere che a guidare il sole non e' Apollo dall'alto di una quadriglia? Lo chiamano ateo, ed e' costretto a fuggire.
Aristotele viene accusato d'ateismo da un sacerdote e, non potendo far condannare il suo accusatore, si ritira a Calcide. Ma la morte di Socrate e' quanto la storia della Grecia ha di piu' odioso. Aristofane (quell'uomo che i commentatori ammirano perche' era greco, senza pensare che era greco anche Socrate), Aristofane fu il primo che abituo' gli ateniesi a considerare Socrate un ateo. Da noi questo poeta comico, che non e' ne' comico ne' poeta, non sarebbe stato ammesso a rappresentar farse nemmeno alla fiera di Saint-Laurent; mi sembra molto piu' volgare e spregevole di quanto non lo dipinga Plutarco. Ecco cio' che il saggio Plutarco dice di questo buffone: «Il linguaggio di Aristofane e' quello di un miserabile ciarlatano: tutto battute oscene e ributtanti; non e' nemmeno divertente per il volgo, ed e' insopportabile per l'uomo di giudizio e d'onore; la sua arroganza e' intollerabile, e la sua malignita' detestata dalla gente perbene.»
Questo e' dunque, sia detto di passata, il guitto che madame Dacier, ammiratrice di Socrate, non si vergogna di ammirare; e' questo l'uomo che preparo' di lontano il veleno con cui giudici infami fecero morire l'uomo piu' virtuoso della Grecia.
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