l'interesse e' il loro dio e cosi' sacrificano tutto a questo mostro che adorano.
«Io posseggo una dignita' e una potenza, attribuitemi dall'ignoranza e dalla credulita': cammino sulle teste degli uomini prosternati ai miei piedi: se essi si sollevano da terra e mi guardano in faccia, sono perduto; bisogna dunque che li tenga giu' con catene di ferro.»
Cosi' han ragionato uomini resi potentissimi da secoli di fanatismo. Essi hanno sotto di loro altri potenti, e costoro ne hanno altri ancora, e tutti si arricchiscono con le spoglie del povero, si ingrassano col suo sangue, e ridono della sua imbecillita'. Essi detestano tutti la tol leranza, come i faziosi arricchitisi a spese della collettivita' hanno paura di rendere i conti e, come i tiranni, temono la parola «liberta'». E per colmo, assoldano dei fanatici che urlano: «Rispettate le assurdita' del mio padrone, tremate pagate e tacete!»
Fu cosi' che ci si comporto' per lungo tempo in gran parte del mondo. Ma oggi, che tante sette si bilanciano con i loro poteri, quale partito prendere nei loro confronti? Ogni setta, come si sa, e' sinonimo di errore: non ci sono sette di geometri, di algebrici, di matematici, perche' tutte le proposizioni della geometria, dell'algebra e dell'aritmetica sono vere. In tutte le altre scienze si puo' sbagliare. Ma quale teologo tomista o scotista oserebbe affermare seriamente di essere sicuro del fatto suo?
Se c'e' una setta che ricordi i tempi dei primi cristiani, essa e' senza dubbio quella dei quaccheri. Nessun'altra somiglia di piu' alla comunita' degli apostoli. Gli apostoli ricevevano lo Spirito, e i quaccheri anche. Gli apostoli e i loro discepoli parlavano a tre o quattro per volta nelle loro assemblee, che si tenevano al terzo piano, e i quaccheri fanno lo stesso a pianterreno. Alle donne era permesso, secondo san Paolo, di predicare, e, sempre secondo lo stesso santo, era loro proibito; le quacchere predicano in virtu' della prima concessione.
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