Citraque juventam
Aetatis breve ver et primos carpere fiores.
(Ovidio, Metamorfosi, X, 84-85)
e' abbastanza noto che questo equivoco della natura e' molto piu' comune nei climi dolci che fra i ghiacci del settentrione, perche' il sangue vi e' piu' acceso e l'occasione piu' frequente: cosi' quel che nel giovane Alcibiade sembra una pura debolezza, in un marinaio olandese o in un vivandiere moscovita e' una disgustosa depravazione. 5
Non posso sopportare che si pretenda che i greci abbiano autorizzato questa licenza. Si cita il legislatore Solone, perche' disse in due brutti versi:
Amerai un bel ragazzo
finche' non gli cresca la barba.
Ma, in buonafede, Solone era legislatore quando scrisse questi due ridicoli versi? A quel tempo era giovane, e quando il dissoluto divento' saggio, non mise certo una simile infamia tra le leggi della sua repubblica; e' come se accusassimo Teodoro di Beza di aver predicato la pederastia nella sua chiesa perche', nella sua giovinezza, scrisse versi per il giovane Candido, e disse:
Amplector hunc et illam.
Si travisano le parole di Plutarco, che nelle sue chiacchiere, nel Dialogo sull'amore, fa dire a un interlocutore che le donne non sono degne del vero amore; mentre un altro interlocutore sostiene la parte delle donne, come e' giusto. e' certo, per quanto puo' esserlo la nostra conoscenza dell'antichita', che l'amore socratico non era affatto un amore infame: a trarre in inganno e' stata la parola «amore»: i cosiddetti «amanti di un giovinetto» erano precisamente quello che sono fra noi i paggi dei nostri principi, quello che erano i damigelli d'onore: giovani addetti all'educazione di un giovinetto di nobile famiglia, compagni dei suoi studi e dei suoi esercizi militari: istituzione guerriera e sacra di cui si abuso', come accadde delle feste notturne e delle orge.
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