Il prete Arios o Arius, che noi chiamiamo Ario, resto' scandalizzato dalla monade di Alessandro; egli spiega la cosa in modo diverso; ragiona, in parte, come il prete Sabellio, che aveva ragionato a sua volta come il frigio Prassea, grande loico. Alessandro riunisce in fretta un piccolo concilio di gente della sua opinione, e scomunica il prete Ario. Eusebio, vescovo di Nicomedia, prende le difese di Ario: ecco cosi' tutta la Chiesa in fiamme. L'imperatore Costantino era uno scellerato, lo ammetto, un parricida che aveva soffocato la moglie in un bagno, sgozzato il figlio, assassinato il suocero, il cognato e il nipote, non lo nego; un uomo gonfio d'orgoglio e immerso nei piaceri, lo concedo; un odioso tiranno, come i suoi figli, transeat; ma non era privo di buon senso. Non si arriva all'impero, non si sottomettono tutti i rivali se non si sa ragionare.
Quando vide accendersi quella guerra civile di cervelli scolastici egli invio', alle due parti belligeranti, il celebre vescovo Osio con lettere dissuasorie: «Siete dei gran pazzi,» dice loro senza ambagi nella sua lettera, «a litigare per cose che non capite. e' indegno della gravita' dei vostri ministeri fare tanto chiasso per una questione cosi' poco importante.»
Per «questione cosi' poco importante» Costantino non intendeva alludere al tema della Divinita', ma al modo incomprensibile con cui ci si sforzava di spiegarne la natura. Il patriarca arabo che scrisse la Storia della Chiesa d'Alessandria fa parlare cosi' Osio, mentre presenta la lettera dell'imperatore:
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