Leibniz capiva che non c'era niente da rispondere; cosi' scrisse dei grossi libri che son tutta una contraddizione. Negare che il male esiste, potra' essere detto per scherzo da un Lucullo, che gode ottima salute e che fa un buon pranzo con i suoi amici e la sua amante, nel salone di Apollo; ma basta che metta il capo fuor della finestra e vedra' degli infelici; o che gli venga la febbre, e sara' tale lui stesso.
Io non amo far citazioni; di solito, e' una faccenda spinosa: si trascura cio' che precede e segue il passo che si cita e ci si espone a mille contestazioni. Tuttavia bisogna che citi Lattanzio, Padre della Chiesa, che nel capitolo XIII del suo De ira Dei, fa cosi' parlare Epicuro: «O Dio vuole togliere il male da questo mondo, e non lo puo'; o lo puo' e non lo vuole; o non lo puo' ne' lo vuole; o, infine, lo vuole e lo puo'. Se lo vuole e non lo puo', e' impotenza, il che e' contrario alla natura di Dio; se lo puo' e non lo vuole, e' malvagita', il che non e' meno contrario alla sua natura; se non lo vuole ne' lo puo', e' al tempo stesso malvagita' e impotenza; se lo vuole e lo puo' (la sola ipotesi che si addica a Dio), donde viene il male sulla terra?»
L'argomento e' arduo, e ad esso Lattanzio risponde nel peggiore dei modi, dicendo che Dio vuole il male, ma che ci ha dotati della saggezza che ci permette di conseguire il bene. Bisogna confessare che, in confronto con l'obiezione, questa e' una risposta assai debole. Suppone infatti che Dio non possa darci la saggezza se non creando il male; e poi, che simpatica saggezza e' la nostra!
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