«Le anime delle bestie sono forme sostanziali,» disse Aristotele e, dopo di lui, la scuola araba; e, dopo la scuola araba, la scuola angelica; e, dopo la scuola angelica, la Sorbona; e, dopo la Sorbona, nessun altro.
«Le anime delle bestie sono materiali,» gridano altri filosofi. Costoro non hanno avuto piu' fortuna degli altri. Invano si e' chiesto loro che cos'e' un'anima materiale: devono ammettere che e' una materia dotata della capacita' di sentire. Ma chi le ha dato questa capacita'? Un'altra anima materiale: ossia sarebbe la materia a fornire la capacita' di sentire a un'altra materia: non escono da questo circolo.
Ascoltate altre bestie che ragionano sulle bestie: «La loro anima e' un ente spirituale che muore con il corpo.»
Ma quale prova ne avete? Che concetto vi fate di questo ente spirituale che, in effetti, e' dotato di sentimento, di memoria, d'un certo numero d'idee e di combinazioni di idee, ma che non potra' mai sapere quel che sa un bambino di sei anni? Su quale fondamento immaginate che questo ente, che non e' un corpo, muoia con il corpo? Le bestie piu'
grosse sono coloro che hanno sostenuto che quest'anima non e' ne' corpo ne' spirito. Ottimo sistema! Noi non possiamo intendere come spirito se non qualcosa di ignoto, che non e' corpo: e cosi' il sistema di questi signori si riduce a questo: che l'anima delle bestie e' una sostanza che non e' corpo e neppure e' qualcosa che non sia corpo. Da dove possono derivare tanti errori cosi' contraddittori? Dall'abitudine, che sempre hanno avuto gli uomini, di esaminare che cosa sia una cosa, prima di sapere se essa esiste. La linguetta, la valvola di un soffietto, viene chiamata
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