Sisto V era nato petulante, testardo, altero, impetuoso, vendicativo, arrogante: questo carattere sembra farsi piu'
mite nelle prove del noviziato. Ma appena comincia a godere di qualche credito nel suo ordine, s'infuria contro un guardiano e quasi lo accoppa a forza di pugni; inquisitore a Venezia, esercita il suo incarico con insolenza; eccolo cardinale, posseduto dalla «rabbia papale»; questa rabbia gli fa vincere la sua natura; seppellisce nell'oscurita' la sua persona e il suo carattere: si atteggia ad umile, si finge moribondo. Viene eletto papa: questo restituisce alla molla, che la politica aveva piegato, tutta la sua elasticita' a lungo compressa: adesso e' il piu' fiero e il piu' dispotico dei sovrani.
Naturam expellas furca, tamen ipsa redibit.
La religione, la morale mettono un freno alla forza del naturale: non possono distruggerla. L'ubriacone in un chiostro, ridotto a un mezzo bicchiere di sidro per pasto, non si ubriachera' piu', ma pensera' sempr e con desiderio al vino.
L'eta' indebolisce il carattere; e' un albero che non produce piu' che qualche frutto degenere, ma sempre della stessa natura: si copre di nodi e di musco, diventa tarlato, ma resta sempre una quercia o un pero. Se potessimo cambiare il nostro carattere, ce ne daremmo uno e saremmo padroni della natura. Ma possiamo, noi, darci qualcosa?
Non riceviamo tutto? Cercate di spingere un indolente ad una attivita' continua, di smorzare con l'apatia l'animo bollente dell'impetuoso, d'ispirare il gusto per la musica e la poesia a chi manca di gusto e d'orecchio: non riuscireste meglio che se tentaste di ridare la vista a un cieco nato. Noi perfezioniamo, mitighiamo, nascondiamo quel che la natura ha messo in noi; ma non ci mettiamo niente.
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