Voltaire
DIZIONARIO FILOSOFICO


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     cambiato, e che non ci sono piu' ne' maghi, ne' indemoniati; ma se ne trovera', quando piacera' a Dio. Quando le comunita' cristia ne divennero un po' numerose e parecchie si opposero al culto dell'impero romano, i magistrati infierirono contro di esse, e il popolo soprattutto le perseguito'. Non si perseguitavano i giudei, che avevano dei privilegi particolari e se ne stavano chiusi nelle loro sinagoghe; si permetteva loro l'esercizio della loro religione, come si fa ancora oggi a Roma; tutti i culti diffusi nell'impero erano consentiti, anche se il senato non li adottava. Ma i cristiani, dichiarandosi nemici di tutti questi culti, e soprattutto di quello dell'impero, furono sottoposti piu'

     volte a prove crudeli.

     Uno dei primi e piu' noti martiri fu Ignazio, vescovo d'Antiochia, condannato dallo stesso imperatore Traiano, allora in Asia, e inviato per suo ordine a Roma per essere esposto alle belve, in un momento in cui non si massacravano a Roma altri cristiani. Non si sa di che cosa fosse accusato da quell'imperatore, rinomato d'altronde per la sua clemenza: e' certo che sant'Ignazio ebbe nemici molto accaniti. Comunque sia, la storia del suo martirio riferisce che gli si trovo'


     inciso sul cuore, in caratteri d'oro, il nome di Gesu' Cristo; per questo i cristiani presero in certi paesi il nome di

     «teofori», che Ignazio si era dato.

     Ci e' stata conservata una sua lettera, nella quale egli prega i vescovi e gli altri cristiani di non opporsi al suo martirio, sia che sin da allora i cristiani fossero abbastanza potenti per liberarlo, sia che qualcuno fra loro godesse di tanto credito da ottenergli la grazia. Va notato, in particolare che fu permesso ai cristiani di Roma di andargli incontro, quando fu condotto nella capitale: e questo prova chiaramente che in lui si puniva la persona, non la setta. Le persecuzioni non furono continue. Origene, nel suo libro III Contro Celso, dice: «Si possono facilmente contare i cristiani morti per la loro religione, perche' ne sono morti pochi e solo di tanto in tanto, a intervalli.»


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