Dio ebbe si' gran cura della sua Chiesa, che, malgrado i suoi nemici, fece in modo che essa potesse tenere cinque concili (vale a dire assemblee tollerate) nel primo secolo, sedici nel secondo e trenta nel terzo. Queste assemblee vennero qualche volta proibite, quando la falsa prudenza dei magistrati temette che dessero luogo a tumulti. Ci sono rimasti pochi processi verbali dei proconsoli e dei pretori che condannarono i cristiani a morte: sarebbero i soli atti che permetterebbero di constatare le accuse mosse contro di loro, e i loro supplizi. Abbiamo un frammento di Dionigi d'Alessandria, nel quale egli riporta l'estratto di un verbale di un proconsole in Egitto, sotto l'imperatore Valeriano; eccolo:
Introdotti in udienza Dionigi, Fausto, Massimo, Marcello e Cheremone, il prefetto disse loro: «Voi avete potuto conoscere, dai colloqui che ho avuto con voi e da tutto quello che vi ho scritto, quanto i nostri governanti abbiano mostrato bonta' nei vostri riguardi; voglio ancora ripetervelo: essi fanno dipendere la vostra conservazione e la vostra salvezza da voi stessi e il vostro destino e' nelle vostre mani. Da voi chiedono una sola cosa, che la ragione esige da ogni persona ragionevole: che voi adoriate gli dei protettori dell'impero, e che abbandoniate quest'altro culto cosi'
contrario alla natura e al buon senso.»
Dionigi rispose: «Non tutti hanno gli stessi dei, e ognuno adora quelli che crede veramente tali.»
Il prefetto Emiliano replico': «Vedo bene che siete degli ingrati, che abusate della bonta' che gli imperatori mostrano per voi. Ebbene! voi non potrete piu' rimanere in questa citta', e io vi mando a Cefro, in fondo alla Libia : la'
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