Sono note le Kermesses della Fiandra: nel secolo scorso arrivavano a un'indecenza che poteva disgustare occhi non abituati a simili spettacoli.
Ecco come si celebrava la festa di Natale in alcune citta'.
Per primo appariva un giovanotto seminudo, con le ali sulla schiena; recitava l' Ave Maria a una ragazza che gli rispondeva «fiat», e l'angelo la baciava sulla bocca. Poi un bambino, rinchiuso in un gran gallo di cartone, gridava, imitando il canto del gallo: «Puer natus est nobis.» Un grosso bove, muggendo, diceva «ubi?», che pronunziava «oubi». Una pecora belava forte: «Bethleem». Un asino ragliava: «Hiha'nus», per significare eamus; una lunga processione, preceduta da quattro buffoni con sonagli e bastoni, chiudeva il corteo. Restano ancora oggi tracce di queste devozioni popolari, che presso popoli piu' istruiti sarebbero considerate profanazioni. Uno svizzero di cattivo umore, e forse piu'
ubriaco di coloro che facevano la parte del bove e dell'asino, si prese a parole con costoro a Louvanio; ci fu uno scambio di botte; si voleva far impiccare lo svizzero, che si salvo' a stento.
Lo stesso uomo ebbe una violenta lite all'Aja, in Olanda, per aver preso apertamente le difese di Barneveldt contro un fanatico gomarista. Fu messo in prigione ad Amsterdam, per aver detto che i preti sono il flagello dell'umanita'
e la fonte di tutti i nostri mali. «Ma come!» diceva. «Se uno crede che le buone opere possono servire alla nostra salvezza, finisce in galera; se si fa beffe d'un gallo e d'un asino, rischia la forca.» Questa avventura, per quanto burlesca, dimostra abbastanza chiaramente che si puo' essere reprensibili in uno o due punti del nostro emisfero, ed essere del tutto innocenti nel resto della terra.
|