C'e' gente che vi dice: «Non credete al fatalismo; perche' allora (tutto sembrandovi inevitabile) vi guarderete dal lavorare; marcirete nell'indifferenza; non amerete ne' le ricchezze ne' gli onori, ne' le lodi; non vorrete acquistare nulla; vi crederete senza merito come senza potere; nessun talento sara' piu' coltivato, tutto perira' per apatia.»
Non temete, signori miei; noi avremo sempre passioni e pregiudizi, perche' il nostro destino e' di essere soggetti ai pregiudizi e alle passioni; e dunque, potremo ben sapere che non dipende da noi possedere grandi meriti e gran talenti, come non dipende dalla nostra volonta' l'avere capelli ben radicati e una bella mano; potremo essere convi nti che non dobbiamo attribuirci nessun merito e tuttavia saremo sempre vanitosi.
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Io ho necessariamente la passione di scrivere questo; tu hai la passione di condannarmi: siamo entrambi egualmente inutili, egualmente balocchi del destino. La tua natura e' di fare il male, la mia e' d'amare la verita' e di pubblicarla tuo malgrado.
Il gufo, che si nutre di topi dentro il suo rifugio, disse all'usignolo: «Piantala di cantare fra le tue belle fronde e vieni nel mio buco, affinche' ti divori.» E l'usignolo rispose: «Io sono nato per cantare qui, e per farmi beffe di te.»
Ora mi chiedete a cosa si riduce la liberta'. Non vi capisco: non so cosa sia questa liberta' di cui parlate; avete consumato tanto di quel tempo a disputare sulla sua natura che certamente non ne sapete niente. Se volete (o piuttosto se potete) esaminare pacatamente con me che cos'e', passate alla lettera L.
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