Poiche' gli uomini, quando lo possono, sono eccessivi in tutto, si e' portata all'estremo quest'ineguaglianza; si e'
preteso in vari paesi che non fosse lecito a un cittadino uscire dalla contrada in cui il caso l'ha fatto nascere; il senso di questa legge e' senza possibilita' di dubbio: Questo paese e' tanto cattivo e cosi' mal governato che vietiamo a qualsiasi individuo di uscirne, per paura che ne escano tutti. Comportatevi meglio: date a tutti i vostri sudditi la voglia di restare nel vostro paese, e agli stranieri di venirci.
Ogni uomo, in fondo al cuore, ha il diritto di credersi interamente eguale agli altri uomini; non ne consegue che il cuoco di un cardinale debba ordinare al suo padrone di preparargli il pranzo; ma il cuoco puo' dire: «Sono un uomo come il mio padrone; sono nato come lui piangendo; egli morira' con le mie stesse angosce e con le stesse cerimonie. Facciamo ambedue le stesse funzioni animali. Se i turchi s'impadroniscono di Roma, e se allora io divento cardinale e il mio padrone cuoco, lo prendero' al mio servizio.» Tutto questo discorso e' ragionevole e giusto; ma aspettando che il gran Turco s'impadronisca di Roma, il cuoco deve fare il suo dovere, o qualsiasi societa' umana e' sovvertita. Quanto a colui che non e' ne' cuoco di cardinale ne' riveste alcuna carica statale; quanto al privato che non deve niente a nessuno, ed e' seccato d'essere ricevuto dappertutto con aria di protezione o di disprezzo, e sa bene che parecchi 63
monsignori non hanno ne' maggior cultura, ne' maggior acume, ne' maggiore virtu' di lui, e che alla fine si stufa di fare anticamera, quale partito dovra' prendere? Quello di andarsene.
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