L'antica favola di Venere, cosi' com'e' narrata da Esiodo, non e' forse un'allegoria dell'intera natura? Le parti della generazione caddero dall'Etere sulla riva del mare; Venere nacque da questa spuma preziosa; il suo primo nome e'
quello di amante della generazione. C'e' forse un'immagine il cui senso sia piu' preciso? Questa Venere e' la dea della bellezza; la bellezza cessa d'essere amabile se non s'accompagna alle grazie; la bellezza fa nascere l'amore; l'amore ha dardi che trafiggono il cuore e porta una benda che nasconde i difetti dell'oggetto amato. La saggezza viene concepita nel cervello del signore degli dei sotto il nome di Minerva; l'anima dell'uomo e' un fuoco divino che Minerva mostra a Prometeo, il quale si serve di questo fuoco per animare l'uomo. Impossibile non riconoscere in queste favole una pittura vivente dell'intera natura. La maggior parte delle altre favole sono o la corruzione di quelle antiche o il capriccio dell'immaginazione. Delle favole antiche, come dei nostri racconti moderni, ce ne sono di morali, deliziosi, e ce ne sono di banali.
Le favole degli antichi popoli ingegnosi furono rozzamente imitate dai popoli rozzi; ad esempio, quelle di Bacco, di Ercole, di Prometeo, di Pandora e tante altre; esse erano il passatempo del mondo antico. I barbari, che ne udirono parlare in modo confuso, le introdussero nella loro selvaggia mitologia; e poi osarono dire: «Le abbiamo inventate noi.» Poveri popoli ignorati e ignoranti, che non avete conosciuto nessun'arte ne' piacevole ne' utile, e mai nemmeno il nome della geometria, come potete dire di aver inventato qualcosa? Non avete saputo ne' scoprire delle verita' ne' mentire abilmente.
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