Sarebbe ben piu' ragionevole, ben piu' bello dire agli uomini: «Siete nati tutti buoni; pensate quanto sarebbe orribile corrompere la purezza del vostro essere!» Dovremmo comportarci con il genere umano come ci si comporta con tutti gli uomini presi singolarmente. Se un canonico conduce una vita scandalosa, gli diciamo: «e' possibile che voi disonoriate la dignita' di canonico?» E cosi' a un magistrato facciamo presente che egli ha l'onore di essere consigliere del re e che deve dare il buon esempio; diciamo a un soldato, per incoraggiarlo: «Pensa che fai parte del reggimento di Champagne!» Ad ogni individuo si dovrebbe dire: «Ricordati della tua dignita' di uomo.»
E infatti, nonostante tutto, si torna sempre a questo punto: perche' cos'altro significa quella frase cosi'
frequentemente ripetuta presso tutti i popoli: «Rientra in te stesso!»? Se fossimo figli del demonio, se la nostra origine fosse criminale, se il nostro sangue fosse composto di un liquido infernale, questa frase: «Rientra in te stesso!»
significherebbe: consulta, segui la tua natura diabolica, sii impostore, ladro, assassino: e' la legge di tuo padre. L'uomo non nasce malvagio, lo diventa, come diventa malato. Se dei medici gli si presentano e gli dicono: «Sei nato malato», e' certo che essi, qualunque cosa dicano e facciano, non lo guariranno mai se la sua malattia e' inerente alla sua natura: son loro, questi ragionatori, i veri malati.
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Riunite tutti i bambini del mondo: non vedrete in loro che innocenza, tenerezza e timore; se fossero nati malvagi, malefici, crudeli, ne mostrerebbero qualche segno, come i serpentelli cercano di mordere e i tigrotti di sbranare. Ma la natura, non avendo dato all'uomo piu' armi offensive che ai piccioni e ai conigli, non ha potuto dar loro un istinto che li porti a distruggere.
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