il popolo, ed anche alcuni dottori, i quali dichiararono Shabbeta'y -Sebî «Messia» e re degli ebrei. Ma la sinagoga di Smirne condanno' il suo re a venire impalato.
Shabbeta'y si mise sotto la protezione del cadi' di Smirne, ed ebbe ben presto dalla sua parte tutto il popolo ebreo. Si fece innalzare due troni, uno per se' e l'altro per la sua sposa favorita, assunse il nome di re dei re e conferi' a Giuseppe Sebî, suo fratello, quello di re di Giudea. Promise agli ebrei la sicura conquista dell'impero ottomano. E spinse la sua insolenza al punto di far togliere dalla liturgia ebraica il nome del sultano e di farlo sostituire con il suo. Fu messo in prigione ai Dardanelli. Gli ebrei proclamarono che la sua vita veniva risparmiata perche' i turchi sapevan bene che era immortale. Il governatore dei Dardanelli si arricchi' con i doni che gli ebrei gli prodigavano per poter visitare il loro re, il loro «Messia» prigioniero, il quale, in catene, conservava tutta la sua dignita' e si faceva baciare i piedi.
Tuttavia il sultano, che teneva la sua corte ad Adrianopoli, volle metter fine a questa commedia: fece chiamare Sebî e gli disse che, se era il Messia, doveva essere invulnerabile. Sebî ne convenne. Il sultano lo fece allora porre come bersaglio per le frecce dei suoi arcieri; il «Messia» subito confesso' di non essere invulnerabile e dichiaro' che Dio non l'aveva inviato che per rendere testimonianza alla santa religione musulmana. Fustigato dai ministri della legge, si fece maomettano, e visse e mori' tanto disprezzato dagli ebrei quanto dai musulmani: questo scredito' talmente la professione di «falso Messia», che dopo di lui non ne comparvero piu'.
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