Questo discorso, tenuto da uno straniero ad altri stranieri, e' davvero singolare. Gli ebrei e i moabiti avevano spodestato i nativi del paese; gli uni e gli altri non avevano altro diritto che quello della forza, e l'uno dice all'altro: «Il tuo dio ti ha protetto nella tua usurpazione; sopporta che il mio dio mi protegga nella mia.»
Geremia e Amos domandano, l'uno all'altro: «Quale ragione ebbe il dio Malcom d'impossessarsi del paese di Gad?» Appare evidente, da questi passi, che gli antichi attribuivano a ogni paese un dio protettore. In Omero, si trovano ancora tracce di questa teologia.
e' assai naturale che, quando l'immaginazione degli uomini s'accese e la loro mente acquisto' cognizioni sia pur confuse, essi abbiano ben presto moltiplicato i loro dei, e attribuito protettori agli elementi, ai mari, alle foreste, alle fontane, alle campagne. E piu' avranno esaminato gli astri, piu' saranno stati presi d'ammirazione: come non adorare il sole, quando si adora la divinita' di un ruscello? Cosi', fatto il primo passo, la terra e' ben presto coperta di dei, e si scende, alla fine, dagli astri ai gatti e alle cipolle.
Tuttavia, la ragione e' naturale che si sviluppi: il tempo fa sorgere finalmente dei filosofi, i quali capiscono che ne' le cipolle, ne' i gatti e nemmeno gli astri hanno ideato l'ordine della natura. Tutti questi filosofi babilonesi, persiani, egiziani, sciti, greci e romani ammettono un Dio supremo remuneratore e vendicatore. Essi dapprima non lo dicono ai popoli: perche' chiunque avesse denigrato gatti e cipolle davanti alle vecchiette e ai preti sarebbe stato lapidato; chiunque avesse rimproverato a certi egiziani di mangiare i loro dei sarebbe stato mangiato lui stesso (come infatti Giovenale racconta di un egiziano, che fu ammazzato e mangiato crudo nel bel mezzo di una disputa).
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