Tale esorcismo in nome di Jehovah o degli altri nomi di Dio era ancora in uso nei primi secoli della Chiesa. Origene, disputando contro Celso, gli dice (n. 262): «Se, invocando Dio, o giurando per lui, lo si chiama il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, si adempiranno certe cose con quei nomi, la cui natura e forza sono tali che i demoni si sottomettono a chi li pronunzia; ma, se lo si chiama con un altro nome, come ad esempio Dio del mare fragoroso, questi nomi saranno senza virtu'. Il nome di Israele, tradotto in greco, niente potra' operare; ma pronunciatelo in ebraico, con le altre parole richieste, e operate lo scongiuro.»
Lo stesso Origene, al n. 19, dice queste interessanti parole: «Ci sono nomi che hanno naturalmente una loro virtu', come quelli di cui si servono i saggi fra gli egiziani, i maghi in Persia, i brahmani in India. Quel che si chiama magia non e' un'arte vana e chimerica, come pretendono gli stoici e gli epicurei; ne' il nome di Sabaoth, ne' quello di Adonai furono fatti per esseri creati; ma essi appartengono a una teologia misteriosa che si riferisce al Creatore; di qui deriva la virtu' di tali nomi, quando li si combina e pronunzia secondo le regole ecc.»
Origene, scrivendo cosi', non esprime il suo parere; non fa che riferire l'opinione universale. Tutte le religioni allora conosciute ammettevano piu' o meno la magia; e si distinguevano la magia celeste e la magia infernale, la necromanzia e la teurgia: tutto era prodigio, divinazione, oracolo. I persi non negavano i miracoli degli egiziani, ne'
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