«affinche' tutti sappiano che cio' che si dice di te e' falso e che continui ad osservare la legge di Mose'». Il che era come dire: «Va' a mentire, a spergiurare, a rinnegare pubblicamente la religione che insegni.»
San Paolo ando' dunque per sette giorni nel tempio, ma il settimo fu riconosciuto. Lo si accuso' d'esserci andato con degli stranieri e di averlo profanato. Ecco come si cavo' d'impiccio:
«Ora, Paolo, sapendo che una parte di coloro che erano li' erano sadducei e l'altra farisei, esclamo'
nell'assemblea: "Fratelli, io sono fariseo e figlio di farisei; e mi si vuole condannare perche' spero in un'altra vita e nella resurrezione dei morti."»
In tutta questa faccenda non si era fatto cenno alcuno sulla questione della resurrezione dei morti. Paolo lo disse soltanto per aizzare i farisei e i sadducei gli uni contro gli altri.
V. 7 «E come Paolo ebbe detto questo, nacque contesa tra i farisei e i sadducei; e l'assemblea fu divisa.»
V. 8 «Poiche' i sadducei affermano che non c'e' resurrezione, ne' angelo, ne' spirito; mentre i farisei hanno fede nell'una e nell'altra cosa.»
Si e' preteso che il vecchissimo Giobbe conoscesse il dogma della resurrezione. Si citano queste sue parole: «Io so che il mio redentore e' vivente e che un giorno la sua redenzione si elevera' su di me (o: che mi sollevero' dalla polvere); che la mia pelle si riformera', e che vedro' ancora Dio nella mia carne.»
Ma molti commentatori sostengono che con queste parole Giobbe sperava di guarire presto dalla sua infermita', di non restare fino alla morte disteso in terra, come lo era stato finora. E il seguito del passo prova a sufficienza che questa spiegazione e' quella vera, perche' subito dopo Giobbe grida ai suoi falsi e duri amici: «Perche' dunque dite
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