principio e fine di se stesso, padre dell'una e dell'altra cosa, e niente affatto bisognoso ne' dell'una ne' dell'altra; eterno senza essere nel tempo, presente dappertutto, senza essere in nessun luogo. Non c'e' per lui ne' passato ne' futuro; e'
dappertutto e fuori di tutto, tutto governa, tutto ha creato, immutabile e indivisibile; il suo potere e' la sua volonta' ecc.»
Vanini ambiva a rinnovare quella bella intuizione di Platone, accolta poi da Averroe', che Dio avrebbe creato una catena di esseri, dal piu' piccolo al piu' grande, il cui ultimo anello sarebbe congiunto al suo trono eterno; idea, in verita' piu' sublime che vera, ma tanto lontana dall'ateismo quanto l'essere dal nulla. Egli si mise a viaggiare per far fortuna e disputare; ma disgraziatamente il disputare e' la via opposta a quella del fare fortuna; ci si fa tanti nemici mortali quanti sono i sapienti o i pedanti contro i quali si disputa. Ecco la fonte delle disgrazie di Vanini: il suo ardore e la sua rudezza nel disputare gli attirarono l'odio di alcuni teologi; ed essendo venuto a lite con un certo Francon o Franconi, costui, amico dei suoi nemici, non manco' di accusarlo d'essere ateo e di insegnare l'ateismo.
Questo Francon o Franconi, con l'appoggio di qualche testimone, ebbe la barbarie di sostenere, in giudizio, l'accusa. Vanini, sul banco degli imputati, interrogato su quel che pensasse dell'esistenza di Dio, rispose che adorava, con la Chiesa, un Dio in tre persone. Raccolta da terra una pagliuzza, disse: «Basta questa festuca a provare che esiste 14
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