CU-SU
Cos'e' che vi urta nel nostro Shu-King, questo primo libro canonico cosi' rispettato da tutti gli imperatori cinesi? Voi coltivate un campo con le vostre mani regali per dare l'esempio al popolo e ne offrite le primizie allo Shang-ti, al Tien, all'Essere supremo; gli sacrificate quattro volte l'anno; siete re e pontefice; promettete a Dio di fare tutto il bene che sara'
in vostro potere. C'e' in questo qualcosa che vi ripugna?
KU
Me ne guardo bene dal trovarvi da ridire. So che Dio non ha nessun bisogno ne' dei nostri sacrifici ne' delle nostre preghiere; il suo culto non e' stabilito per lui, ma per noi. Amo molto pregare: ma vorrei anzitutto che le mie preghiere non fossero ridicole; perche', quando avro' ben gridato che «la montagna dello Shang-ti e' una montagna grassa e che non bisogna guardare le montagne grasse»; quando avro' fatto fuggire il sole e inaridire la luna, queste insensatezze saranno gradite all'Essere supremo, utili ai miei sudditi e a me stesso?
Soprattutto non posso soffrire la demenza delle sette che ci circondano: da un lato vedo Lao Tze, concepito da sua madre in virtu' dell'unione del cielo e della terra, e di cui essa rimase incinta ottant'anni: io non ho maggior fede nella sua dottrina dell'annientamento e del deperimento universale di quanto ne abbia nei capelli bianchi con cui nacque, o nella vacca nera sulla quale sali' per andare a predicare la sua dottrina.
E nemmeno il dio Fo m'impressiona di piu', anche se ha avuto per padre un elefante bianco, e promette una vita immortale.
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