IL GIAPPONESE
Ahime', e' vero. Figuratevi che tutti i posti di canusi, che sarebbero i grandi cucinieri della nostra isola, erano conferiti dal lama, e non erano dati per l'amor di Dio. Inoltre, ogni casa dei nostri secolari pagava annualmente un'oncia d'argento a quel gran cuoco del Tibet. Egli ci dava, come unica ricompensa, certi piatti di sapore abbastanza cattivo, chiamati
«resti». E quando gli veniva qualche nuova fantasia, ad esempio quella di far guerra ai popoli di Tangut, ci imponeva nuovi tributi. Il nostro paese si lamento' spesso, ma senza alcun frutto; anzi, ad ogni lamentela finiva col pagare un po' di piu'. Finalmente l'amore, che fa tutto per il meglio, ci libero' da questa servitu'. Uno dei nostri imperatori litigo' col gran lama per una donna; ma bisogna confessare che quelli che piu' ci aiutarono in questa storia furono i nostri canusi, o peiscopi; dobbiamo a loro di essere riusciti a scuotere il giogo. Ed ecco come. Il gran lama aveva una curiosa mania: credeva di aver sempre ragione: il nostro dairi e i nostri canusi vollero aver ragione anche loro, almeno qualche volta. Il gran lama trovo' assurda questa pretesa; i nostri canusi tennero duro e ruppero per sempre con lui.
L'INDIANO
Bene. Da quel momento sarete stati certo felici e tranquilli.
IL GIAPPONESE
Niente affatto. Per quasi due secoli ci siamo perseguitati, lacerati e divorati. I nostri canusi volevano aver ragione ad ogni costo: solo da cento anni sono diventati ragionevoli. Cosi', da allora, possiamo fieramente considerarci una delle nazioni piu' felici della terra.
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