Vi confesso che, se non fossi canuso, non mi dispiacerebbe essere queccaro: dovete riconoscere che e' difficile attaccar lite con cuochi cosi' pacifici. Ce ne sono poi altri, in grandissimo numero, che vengono chiamati diesti: costoro danno da mangiare a tutti indifferentemente e da loro siete liberi di mangiare tutto quello che vi piace, con lardo o senza, con le uova, con l'olio, pernice o salmone, vino bianco o vino rosso; tutto cio' per loro e' indifferente; purche' voi rivolgiate qualche preghiera a Dio prima o dopo il desinare, o anche semplicemente prima di colazione, e siate gente dabbene, rideranno con voi a spese del gran lama (cui cio' non fara' alcun male) e di Terluo, di Vioncal, di Memnone ecc. e' solo necessario che i nostri diesti ammettano che i nostri canusi sono dottissimi cuochi, e soprattutto che non parlino mai di ridurre le nostre rendite; e allora vivremo tutti insieme nel piu' pacifico dei modi.
L'INDIANO
Ma, infine, bisogna pur che ci sia una cucina dominante: quella del re.
IL GIAPPONESE
e' vero. Ma quando il re del Giappone ha mangiato bene, deve essere di buon umore e non deve impedire la digestione dei suoi fedeli sudditi.
L'INDIANO
E se, in barba al re, dei testardi volessero mangiare delle salsicce per le. quali il re prova avversione, e si riunissero in quattro o cinquemila, armati di graticole per farle cuocere, insultando quelli che non ne mangiano?
IL GIAPPONESE
Allora bisogna punirli come ubriachi che turbano la quiete pubblica. Noi abbiamo ovviato a questo pericolo. Solo coloro che seguono la cucina del re possono ricevere cariche dallo Stato; gli altri possono mangiare a loro gusto, ma sono esclusi dalle cariche. Gli assembramenti sono assolutamente vietati e puniti subito, senza remissione; tutte le liti a tavola sono accuratamente represse, secondo il precetto del nostro grande cuoco giapponese, che ha scritto in lingua sacra, Suti Raho Cus flac.
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