La certezza fisica della mia esistenza, del mio sentire, e la certezza matematica hanno dunque lo stesso valore, benche' siano d'ordine differente.
Lo stesso non puo' dirsi della certezza fondata sulle apparenze o sulle relazioni unanimi degli uomini.
«Ma come,» direte, «non siete certo che Pechino esiste? Non avete in casa vostra stoffe di Pechino? Uomini di differenti paesi, di differenti opinioni, che hanno scritto attaccandosi con violenza, e han tutti infine predicato la verita' a Pechino, non vi hanno assicurato dell'esistenza di questa citta'?» Io rispondo che per me e' estremamente probabile che ci sia stata un tempo una citta' chiamata Pechino, ma che non sarei affatto disposto a scommettere la testa sulla sua esistenza; mentre scommettero' sempre la testa sul fatto che la somma degli angoli di un triangolo e' di due angoli retti. Nel Dictonnaire Encyclope'dique e' stata stampata una cosa assai curiosa: vi si sostiene che un uomo dovrebbe essere altrettanto sicuro, altrettanto certo che il maresciallo di Sassonia e' risuscitato, se tutta Parigi glielo dicesse, quanto e' certo che il maresciallo di Sassonia vinse la battaglia di Fontenoy, poiche' tutta Parigi glielo dice. Vedete un po', vi prego, che ragionamento ammirevole: «Io credo a tutta Parigi quando mi dice una cosa moralmente possibile; dunque, debbo credere a tutta Parigi anche quando mi dice una cosa moralmente e fisicamente impossibile.»
Probabilmente l'autore di questo articolo voleva scherzare e l'altro autore che alla fine dell'articolo si mostra estasiato e scrive contro se medesimo, voleva scherzare anche lui.
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