Dipendeva solo dal signor vescovo di Cloyne di non cadere in tanto ridicolo eccesso. Egli crede di dimostrare che l'estensione non esiste perche', con una lente, un corpo gli e' apparso quattro volte piu' grosso che non ad occhio nudo, e, visto con un'altra lente, quattro volte piu' piccolo. Da cio' conclude che poiche' un corpo non puo' avere ad un tempo un'estensione di quattro piedi, di sedici piedi e di un solo piede, l'estensione non esiste. Bastava che prendesse una misura, e dicesse: «Di qualunque estensione mi sembri un corpo, esso e' esteso quanto queste misure.»
Gli era pur facile vedere che l'estensione e la solidita' sono altra cosa dai suoni, dai colori, dai sapori, dagli odori ecc. e' chiaro che queste sono sensazioni suscitate in noi dalla configurazione delle parti; ma l'estensione non e'
una sensazione. Se quel pezzo di legno acceso si spegne, io non ho piu' caldo; se quest'aria non e' piu' mossa, io non odo piu'; se questa rosa appassisce, non ne sento piu' l'odore. Ma il pezzo di legno, l'aria, la rosa sono estesi indipendentemente da me. Il paradosso di Berkeley non vale la pena d'essere confutato. Val la pena di sapere che cosa lo abbia spinto a sostenerlo. Molti anni fa, ebbi alcune conversazioni con lui: egli mi disse che l'origine della sua tesi veniva dal fatto che non e' possibile concepire cosa sia il soggetto che riceve l'estensione. E infatti egli trionfa nel suo libro, quando domanda a Hylas che cosa e' mai questo soggetto, questo substratum, questa sostanza: «e' il corpo esteso,» risponde Hylas. Allora il vescovo, sotto il nome di Philonous, lo prende in giro; e il povero Hylas, accorgendosi di aver detto che l'estensione e' il soggetto dell'estensione, cioe' una cosa insensata, resta tutto confuso, e confessa che non ci capisce nulla, che i corpi non esistono, che il mondo materiale non esiste, e che c'e' soltanto un mondo spirituale.
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