Simone ando' a lamentarsi dall'imperatore, che un miserabile galileo osava far prodigi piu' grandi dei suoi. Pietro comparve con Simone, e insieme gareggiarono a chi fosse superiore, ognuno nell'arte sua. «Dimmi che cosa penso,» disse Simone a Pietro. «Che l'imperatore mi dia un pane d'orzo,» replico' Pietro, «e vedrai se non so che cosa pensi.» Gli venne dato un pane. Subito Simone fece apparire due grossi cani che volevano divorare Pietro. Pietro getto'
loro il pane, e mentre essi lo mangiavano, disse: «Ebbene, lo sapevo o no quel che stavi pensando? Tu volevi farmi divorare dai tuoi cani.»
Dopo questa prima prova, fu proposta a Simone e a Pietro la gara del volo, per vedere chi sarebbe salito piu' in alto. Simone comincio', san Pietro si fece il segno della croce e Simone si ruppe le gambe. Questo racconto era imitato da quello che si trova nel Sepher toldos Jeschut, dove e' detto che Gesu' stesso volo' e che Giuda, volendo fare altrettanto, precipito' al suolo.
Nerone, infuriato al pensiero che Pietro avesse fatto rompere le gambe al suo favorito Simone, fece crocifiggere Pietro a testa in giu'; e' da qui che si stabili' la credenza del soggiorno di Pietro a Roma, del suo supplizio e del suo sepolcro.
Fu ancora Abdi'a a diffondere la credenza che san Tommaso ando' a predicare il cristianesimo nelle Indie, presso il re Gondafer, e che vi ando' in qualita' di architetto.
La quantita' di libri di questa specie scritti nei primi seco li del cristianesimo e' prodigiosa. San Girolamo e lo stesso sant'Agostino pretendono che le lettere di Seneca a san Paolo siano assolutamente autentiche. Nella prima lettera, Seneca si augura che il suo fratello Paolo stia bene. «Bene te valere, frater, cupio.» Paolo non parla certo il bel latino di Seneca.
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