Tutto cio' dimostra che le nostre convenienze non sono quelle degli altri popoli. In quale tempo, fra i romani, ci fu maggior civilta' che nel secolo di Augusto? Eppure Orazio non teme di scrivere:
Nec metuo ne, dum futuo, vir rure recurrat.
Augusto si serve della stessa espressione in un epigramma contro Fulvia.
Un uomo che, fra noi, pronunciasse la parola che corrisponde a futuo sarebbe considerato come un facchino ubriaco. Questa parola e tante altre di cui si servono Orazio e altri autori, ci sembra ancora piu' indecente delle espressioni di Ezechiele. Liberiamoci da tutti i nostri pregiudizi quando leggiamo gli antichi scrittori, o quando viaggiamo in paesi lontani. La natura e' la medesima dappertutto, e le usanze dappertutto diverse. N.B. Un giorno incontrai ad Amsterdam un rabbino cui era molto piaciuto questo capitolo: «Ah, amico mio,»
mi disse, «quanto ve ne siamo grati. Avete fatto conoscere tutta la sublimita' della legge mosaica, il pasto d'Ezechiele, le sue belle attitudini quando giaceva sul fianco sinistro. Oolla e Ooliba sono ammirevoli; sono tipi, fratello mio, tipi che simboleggiano che un giorno il popolo ebreo sara' padrone di tutta la terra; ma perche' avete omesso tante altre cose che sono quasi della stessa forza? Perche' non avete rappresentato il Signore quando dice al saggio Osea, nel secondo versetto del primo capitolo: "Osea, prendi una puttana, e fa' con lei dei figli di puttana." Sono le sue precise parole. Osea si prese la ragazza, ne ebbe un figlio, poi una bambina, poi ancora un maschio: ed era un simbolo, un simbolo che duro'
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