d'animo. Chiunque ha scritto sui nostri doveri, ha scritto bene in tutti i paesi del mondo, perche' ha scritto ubbidendo alla sua ragione. Tutti hanno detto la stessa cosa: Socrate ed Epicuro, Confucio e Cicerone, Marco Antonio e Murad II ebbero la stessa morale.
Ripetiamolo ogni giorno a tutti gli uomini: «La morale e' una: essa viene da Dio; i dogmi sono diversi: vengono da noi.»
Gesu' non insegno' nessun dogma metafisico; non scrisse opuscoli teologici; non disse: «Io sono consustanziale, ho due volonta' e due nature in una sola persona.» Egli lascio' ai cordiglieri e ai giacobini, che dovevano venire dodici secoli dopo di lui, il compito di argomentare per stabilire se sua madre fosse stata concepita o no nel peccato originale; non disse mai che il matrimonio e' il segno visibile di una cosa invisibile; non disse una parola della grazia concomitante; non istitui' ne' monaci ne' inquisitori; non prescrisse niente di quel che vediamo oggi. Dio aveva dato la conoscenza del giusto e dell'ingiusto in tutti i tempi che precedettero il cristianesimo. Dio non e' mutato e non puo' mutare; il fondo della nostra anima, i nostri principi di ragione e di morale saranno eternamente i medesimi. A che servono alla virtu' le distinzioni teologiche, i dogmi fondati su queste distinzioni, le persecuzioni fondate su questi dogmi? La natura, sgomenta e fremente d'orrore contro tutte queste invenzioni barbare, grida a tutti gli uomini: «Siate giusti, e non dei sofisti persecutori!»
Leggete nel Sadder, che e' il compendio delle leggi di Zoroastro, questa saggia massima: «Quando non e' sicuro se un'azione che ti viene proposta sia giusta o ingiusta, astieniti.» Chi mai dette una regola piu' ammirevole? Quale legislatore si espresse meglio? Non e' questo il sistema delle opinioni probabili, inventate da gente che si chiamava «la Societa' di Gesu'».
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