Voltaire
DIZIONARIO FILOSOFICO


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     GLORIA

     82

     Ben-al-Betif, quel degno capo dei dervisci, diceva loro un giorno: «Fratelli miei, sara' bene che vi serviate spesso di quella sacra formula del nostro Corano: "In nome di Dio molto misericordioso", perche' Dio usa misericordia, e voi imparerete a usarla ripetendo spesso le parole che raccomandano una virtu' senza la quale non resterebbero sulla terra che ben pochi uomini. Ma guardatevi bene, fratelli miei, d'imitare quei temerari che si vantano ogni momento di lavorare per la gloria di Dio. Se un giovane imbecille sostiene una tesi sulle categorie davanti a un ignorante in toga impellicciata, non manca di scrivere in grossi caratteri a capo della sua tesi: "Ek Allâh abron doxa: ad majorem Dei gloriam". Se un buon musulmano fa imbiancare il suo salotto, subito fa dipingere sull'uscio queste quattro parole; se un


     saka
     porta dell'acqua, lo fa per la maggior gloria di Dio. e' un uso empio piamente praticato. Che direste di un umile servitore che, vuotando il vaso da notte del nostro sultano, esclamasse "Alla maggior gloria del nostro invincibile monarca"? Eppure, c'e' ben maggior distanza dal sultano a Dio che dal sultano all'umile servitore.

     «Che avete in comune, miserabili vermi della terra chiamati uomini, con la gloria dell'Essere infinito? Puo' egli amare la gloria? Puo' riceverne da voi? Puo' goderne? Fino a quando, animali bipedi e implumi, concepirete Dio a vostra immagine? E che! Perche' voi siete vanitosi, perche' amate la gloria, volete che anche Dio l'ami. Se esistessero molti dei, forse ognuno di loro vorrebbe ottenere i suffragi dei suoi simili. Questa sarebbe la gloria di un dio. Se si puo' paragonare la grandezza infinita con l'estrema piccolezza, questo Dio sarebbe come il re Alessandro, o Iskander, il quale voleva entrare in lizza solo contro dei re. Ma voi, poveri vermi, quale gloria potete procurare a Dio? Cessate di profanare il suo santo nome! Un imperatore, chiamato Ottaviano Augusto, proibi' che lo si lodasse nelle scuole di Roma, per timore che il suo nome venisse avvilito. Ma voi non potete ne' avvilire l'Essere supremo ne' onorarlo. Annientatevi, adorate e tacete.»


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